E quilli che letti di penne fanno
di bambaxe o ver di piu conditione
alcun penne vecchie per nove danno
e similmente farano di cotone
ce tante penna elglie tanto panno
et a loro modo fano le rasone
trovo alcun si tu non apri gli occhi
te venderanno pere per finocchi
De marangoni segviremo appresso
che lavorano piu cose de lignami
tavole o banchi e tarsie dancipresso
o coffani o forzieri come tu chiami
e ricopron molte magagne col gesso
e faran novi di vecchi tristi e grami
e un legno alcun per un altro te dara
che longo a cento miglia ne fara
Convien che segua con materni metri
de fornasari che fan fiaschi o fiaschette
o tazze o cope e piu bichier di vetri
el sterco de li cani alcun vi mette
con le veste ricopron gran secreti
e conventerale per cose perfette
le fiasche dopie alla bocca parerano
dentro son sottili e poco durerano
El mi convien seguitar la traccia
de tutti li fornasai e boccolari
che fano assai vaselle di cretaccia
e similmente ancor de pignatari
che con la creta mescolon terraccia
de fina creta ne serano rari
le fano debolle e tal volte mal cotte
perche torne a boteca come son rotte
This poem describes the activities belonging to a wide range of professions. This passage focuses on objects created for the interior, with the craftsmen who fashion beds, furniture, glass flasks and beakers, and ceramic ware placed under scrutiny. The poem is mostly critical of the goods produced, but also critical of inadequately wary customers - the first verse suggests that those who don’t have their eyes open during purchasing will be sold pears when they want fennel.
Consumer Practices
Context